ELDA FERRI AL SALVATAGGIO DE 'LA MODA PROIBITA' di Ottavio Rosati

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Nel 2018 Elda Ferri, la produttrice di Jean Vigo Italia, salvò la produzione de 'La moda proibita' da un momento di crisi mettendo in contatto Plays con Roberto Cicutto e l'istituto Luce.
Un altro post di questo sito (clicca qui) racconta tutta la storia del docufulm su Roberto Capucci in chiave di psicodramma e sociodramma.

Francesco Marzano e io andammo a trovarla nel suo ufficio e le raccontammo le nostre disavventure produttive, culminate nella manipolazione di un personaggio che aveva rivendicato i credits assurdi di 'produttore delegato'. Elda, che con Roberto Faenza ne aveva vissute molte di disavventure simili nei primi anni di Jean Vigo Italia, non perse tempo a criticare la meschinità dei nostri nemici o sabotatori ma mise a tacere il persecutore interno che mi criticava, offrendomi il migliore dei rispecchiamenti possibili:

“È incredibile che finora siate riusciti a fare tutto questo da soli… il materiale è bello. Capucci poi è davvero un genio…”.
Fu una grande e felice svolta.

Elda capì che noi di Plays, con il finanziamento della scuola IPOD, dal 2013 (anno di partenza del progetto Capucci) non avevamo fatto solo qualche errore ma trattamenti, casting, riprese, animazioni, montaggi, sopralluoghi, consulenze, fundraising, resilienze, viaggi e pratiche ministeriali, ma anche psicomagie, ipnosi ericksoniane, immaginazioni attive e passive, sogni, psicodrammi, socioplay, giochi di ruolo, blitz, agguati, omaggi, veglie, incubi, meditazioni, agopuntura, pellegrinaggi e investimenti.

Il suo intervento fu una strana forma di psicoterapia cinematografica e lo fu in uno stile attivo e concreto. Non si limitò a finanziare alcune spese e a parlarci con empatia e intelligenza: intervenne in quello che Moreno avrebbe chiamato l'atomo sociale de La moda proibita. 

Mise insieme un nuovo gruppo di professionisti di successo, quindi senza invidia. Alcuni di loro sono in questa foto scattata alla prima Anteprima alla sala Fellini di Cinecittà.

 

 

E quando fu Roberto Capucci a complicare la distribuzione del film non presentandosi alla prima Prima (per una sua capricciosa intolleranza nei confronti di Raffaella Carrà, presente ad AltaRoma con una mostra dei suoi costumi per la televisione), Elda reagì in un modo che mi insegnò molto sia come regista che come analista.
Decise che avremmo organizzato nei mesi futuri con Roberto Cicutto qualcosa di impensabile: una seconda Anteprima internazionale. Che ebbe luogo all'Ara Pacis nove mesi dopo con una standing ovation per Capucci che, a mio parere, va condivisa con lei. 

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