Finalmente, dopo questo periodo di chiusura in cui ci ha trascinato questa pandemia mondiale, possiamo tornare a gustarci il nostro cinema. E non solo nei multisala, anche sul catalogo di Amazon Prime Video.
Maschile Singolare di Alessandro Guida e Matteo Pilati rappresenta un’assoluta novità nel panorama cinematografico italiano: assistiamo ad una storia assolutamente “normale”, in un’accezione che a noi era mancata molto, degna di un neo-neorealismo. Il protagonista Antonio, giovane architetto disoccupato e dipendente dal marito con cui ha una relazione fin dal liceo, viene lasciato ed è costretto a trovarsi un nuovo posto dove stare. Nel rimettere insieme i pezzi della sua vita e, soprattutto a crearne una sul serio per la prima volta, incontra il suo nuovo coinquilino, Denis, che lo svezzerà ai rapporti occasionali per rimettersi in gioco. Antonio ha per fortuna al suo fianco la sua migliora amica, Cristina, che insieme a Denis rappresenteranno per lui la spinta necessaria ad andare avanti. Lo stesso Denis presenterà Antonio a Luca, un suo amico proprietario di un panificio, che darà gli darà un lavoro sfruttando la bravura del nostro protagonista nel fare i dolci. Antonio si presenta come spento, apatico e dominato dalla tristezza, nonostante i molteplici incontri che, come ben sappiamo tutti, forniscono soltanto un sollievo temporaneo alla nostra solitudine. Alla fine si renderà conto che la vera sfida, non è trovare “un nuovo marito”, ma essere felice anche da solo.
Se volessimo fare delle associazioni e leggere il film in chiave psicodrammatica e di giochi di ruolo, ci sarebbe da fare una riflessione: a quanto pare, il protagonista Antonio è un paziente circondato non da ego-ausiliari, ma da conduttori. Ogni personaggio ci fa pensare alle tipologie degli operatori psicodrammatici di J. L. Moreno e teorizzati da Claude Lorin: troviamo l’operatore ermeneutico (Lorenzo, il marito di Antonio che in modo spietato gli presenta un’analisi della loro situazione di coppia non lasciando possibilità di replica alla decisione di separarsi); quelli di incitamento (Denis e Cristina che spingono Antonio ad andare avanti e a mettere prima di tutto la sua felicità, anche esplorando situazioni nuove); quello mimetico (Thomas, il ragazzo che si innamorerà di Antonio, cercherà di empatizzare e capire lo stato d’animo di quest’ultimo, mostrandosi come esempio per lui); l’operatore di confronto (rappresentato da Antonio stesso che rifiuterà di tornare con il suo ex marito in quanto già felice da solo). E l’operatore scenico immaginale, aggiunto da Ottavio Rosati alla lista di Moreno, nella storia chi è?
Quest’ultimo operatore è da ricercare, non in un personaggio in carne ed ossa, ma nell’ambiente e negli strumenti intorno al protagonista: le app di incontri, i locali, la possibilità di muoversi e persino la bicicletta di Denis (!) che aiutano Antonio attraverso il gioco ad operare una trasformazione sia dentro che fuori la sua vita. Questo operatore è il contesto.
Un’altra nota importante è la possibilità che molti di noi hanno, me compreso, di immedesimarsi nelle disavventure del protagonista: da trentenne che vive in una grande città spesso mi sono ritrovato in situazioni simili a quelle di Antonio dove però, proprio come lui, ho potuto contare sull’appoggio dei miei amici che mi hanno sostenuto e aiutato nel rapportarmi ad un panorama sociale molto più ampio e variegato di quello da cui provenivo e soprattutto ho potuto finalmente scoprire me stesso, con i miei limiti e le mie potenzialità.
Per concludere, Maschile Singolare (un film diretto da due registi) presenta una storia (come ulteriore punto a suo favore) fuori da ogni tipo di stereotipo legato al mondo LGBT: l’orientamento sessuale dei personaggi passa in secondo piano per dare spazio alle emozioni, i suoni, gli odori, i colori di un racconto che si preoccupa solo di mostrare ciò che dobbiamo sempre tenere a mente ogni volta che cadiamo: rialzarci e vivere la nostra vita a pieno.