L'ESERCITO E LA PACE di Lucia Tambaro

- Categoria: Futuro

Oggi sul terrazzo della scuola tra alberi, fiori e due cocker ficcanaso, Ottavio ha  coinvolto me e Luca in un gioco originale e divertente: trovare il nostro oracolo sul libro dei mutamenti I Ching (nell’edizione di Adelphi col commento di Jung). Tutto attraverso il lancio di tre apposite monete. Non ne avevamo mai sentito parlare ma si tratta di un libro millenario, importante e pieno di fascino. I sei tiri delle tre monete individuano sei numeri che corrispondono a un esagramma, formato da due trigrammi, di linee intere o spezzate che, a seconda della loro successione, rimandano a delle pagine del libro ognuna delle quali ha un significato poetico-allegorico. Non profetico ma allusivo.

 

Ottavio ci ha invitato a leggere l’immagine e la sentenza dell’esagramma per poi tradurle in un piccolo gioco psicodrammatico in chiave di scultura corporea. Il mio esagramma ha dato vita a due trigrammi, quello del ricettivo e del creativo: il n.11 L’Esercito e il n.7 La Pace.

Ammetto che, mentre leggevo i passi di quel libro, questi risuonavano  in me, scuotendo qualcosa di molto profondo. La voce un po’ mi tremava e sentivo gli occhi pungere. Ottavio mi ha chiesto di farne delle sculture, ma nel dare una rappresentazione di quelle immagini ho anche agito. Ho dato modo al mio vissuto di entrare in scena e di agire, di poter fare qualcosa. Una delle sculture che mi ha commosso in particolar modo è stata quella in cui I Ching mi invitava a sciogliere i grovigli di una pianta, simbolicamente la falaride (che, cercando su internet, risulta essere una pianta infestante) e da ciò accogliere il nuovo e non sentirsi più soli. Ciò che n'è venuto fuori è stata una scena di me, Luca e Veronica che scioglievamo questi rovi, col successivo arrivo di Andrea ed Elena ad allargare la nostra cerchia (il nuovo che arriva), concludendo l'atto finale con loro tutti ad abbracciarmi: il non sentirsi più soli.

Ottavio mi ha invitato a restare su quella scena e io, in quell'abbraccio di gruppo, mi sono commossa. Era l'abbraccio paterno che mi mancava e che ho ricevuto. Quale migliore atto psicodrammatico e liberatorio? Per non parlare delle successive sculture dove ho fatto agire il mio ricettivo e il mio creativo. Ho fatto sì che il mio esercito interiore (il ricettivo che nello schema dell'esagramma è disposto sopra al creativo, sovrastandolo)  potesse abbracciare la pace (il creativo) e porsi così  alla sua stessa altezza. Ho trovato, in questo gioco di ruoli, il mio riconoscimento. Attraverso il gruppo ho trovato il mio oracolo cioè la rappresentazione di ciò che mi porto dentro, smuovendo allo stesso tempo qualcosa nei compagni che hanno partecipato a questo mio viaggio. Una ricerca di qualcosa che hanno sentito essere anche loro: condivisione. Cosa c'è di più psicodrammatico di questo?

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