IL SOLE 24 ORE
24 ottobre 2020
Generazioni d’amore
Da Lee Masters a Kerouac: quando Fernanda Pivano vuol dire America
Presentato alla Lazio Film Commission, durante la Festa del Cinema di Roma, la nuova edizione del docufilm di Ottavio Rosati sulla traduttrice genovese che ha portato in Italia quattro generazioni di scrittori Usa
di Eugenio Bruno
A 11 anni dalla scomparsa di Fernanda Pivano una nuova edizione del docufilm Generazioni d’amore racconta la vita pubblica e privata della traduttrice genovese che ha portato in Italia quattro generazioni di scrittori americani: da Edgar Lee Masters a Ernest Hemingway, da William Faulkner a Jack Kerouac e a tutti gli esponenti della Beat Generation. A dirigerlo è lo psicanalista Ottavio Rosati che ne aveva già presentato una prima versione nel 2001 al Festival di Torino e che stavolta gioca in casa visto che la location prescelta è stata la Lazio Film commission durante la Festa del Cinema di Roma.
L’opera di Rosati si presta a più letture. La prima è quasi filologica e ci presenta la Pivano letterata e traduttrice. Grazie a un'intervista di 20 ore che Ottavio Rosati realizza a Roma tra Trastevere, San Pietro e il Senato nell'arco di due settimane nell'estate del 2000. A fianco della scittrice troviamo Lorenzo Perpignani (figlio di Roberto, il montatore che avrebbe dovuto curare il primo montaggio dell’opera) nel ruolo di uno studente, l’alter ego del regista, che viene introdotto a quattro generazioni di scrittori trasgressivi. Con alcuni passaggi esilaranti e al tempo stesso efficaci. Ad esempio la parte in cui
l’autrice genovese gli spiega la differenza tra i quattro termini Beat, Hippie, Yippie e Yuppy e il filo rosso che li lega.
Un ritratto della Pivano privata
Fernanda racconta al giovane Lorenzo vari episodi della sua infanzia e il suo lavoro per introdurre in Italia la letteratura americana: dalla traduzione di Spoon River, con cui ha fatto conoscere in Italia Edgar Lee Masters fino a Hemingway, Fitzgerald, Faulkner e agli autori della controcultura statunitense. Beat e non solo.. Ma è anche l’occasione per offrire squarci della Pivano privata. Dal padre donnaiolo e amante dei libri all’educazione vittoriana e all’influenza che ha avuto sulla sua prima sessualità fino alla bocciatura all’esame di maturità condiviso con Primo Levi, ogni episodio è funzionale a descrivere la sua formazione. A completare l’affresco ci pensano, da un lato, alcuni brani tratti dal suo libro “I miei Quadrifogli” e letti - tra gli altri - da da Valeria Moriconi, Bernardo Bertolucci, Luciano Benetton, Chiara Caselli, Piera Degli Esposti e Alessandro Haber, Jovanotti e Milena Vukotic. E, dall’altro, le confessioni raccolte sul lettino dello psicoanalista in un gioco di specchi con Rosati che lascia balenare anche il loro legame privato.
L’incendio a Torino e la lezione di Jung
Su quel lettino si parla di sogni. Come, quello avveratosi, in cui Pivano esprime gioia e gratitudine per il salvataggio della sua biblioteca da parte della fondazione Benetton. Ma ci sono anche implicazioni più tipicamente junghiane che Generazioni d’amore in questi anni ha generato.Ad esempio l’incendio che ha accompagnato l’anteprima dell’altro documentario dedicato a Fernanda (A farewell to beat) e realizzato dopo che lei stessa aveva disconosciuto l’opera di Rosati perché le sembrava «più un madrigale d'amore che un film». Proprio in quel fuoco scoppiato un attimo prima della proiezione, un caso di «sincronicità» - intesa da Jung come coincidenza psichicamente significativa ma senza causa - anziché di «sincronismo», che invece denota la semplice simultaneità di due eventi. Un episodio che è andato oltre la pellicola e che è stato al centro di lezioni universitarie, seminari e tesi sulle coincidenze significative nel senso di Jung e Marie-Louise Von Franz. Andando ben oltre lo schermo di un cinema.
Video della presentazione al Roma Cinema Festival del 2001 con Umberta Telfener
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